Psicologia che spinge al suicidio

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view post Posted on 22/12/2012, 22:19




Psicologia che spinge al suicidio






I meccanismi psicologici che sottendono il comportamento suicida spesso si scatenano in soggetti che soffrono di depressione e solitudine. O in quei soggetti che hanno subìto abusi sessuali, o pressioni psicologiche avvilenti.
Il suicidio rappresenta spesso l'atto finale di un percoso apparentemente costellato da fallimenti, insuccessi, senso di colpa...
Le esperienze traumatiche infantili, soprattutto le sofferenze derivanti da famiglie disgregate o dalla perdita dei genitori, sono significativamente più comuni tra le persone con una tendenza al comportamento autodistruttivo, forse perché queste persone sono più predisposte ad avere difficoltà a impostare rapporti stabili, sicuri, significativi.

Come detto poc'anzi, il tentato suicidio é probabile anche tra le vittime di abusi infantili, o tra le mogli maltrattate, il che riflette una ciclicità di deprivazione e violenza all'interno della famiglia.

Il suicidio è in genere il risultato di motivazioni multiple e complesse.
I principali fattori causali sono rappresentati da: depressione in primo luogo, delusioni e perdite, anomalie di personalità (impulsività e aggressività) e disturbi fisici. Spesso l'elemento scatenante è costituito da un unico fattore (di solito l'interruzione di una relazione importante).

La depressione è implicata in oltre la metà di tutti i tentati suicidi. Può essere scatenata da fattori sociali come il disaccordo coniugale, le storie sentimentali infelici o finite bruscamente, i conflitti con i genitori (per i giovani), i lutti recenti (soprattutto tra gli anziani).
Una depressione associata a un disturbo fisico può condurre a un tentativo di suicidio, ma le menomazioni fisiche, specialmente se croniche o dolorose, sono più comunemente associate al suicidio portato a termine. Un disturbo fisico, particolarmente se grave, cronico e doloroso, gioca un ruolo importante in circa il 20% dei suicidi tra gli anziani.

L'alcol predispone ai gesti suicidi, sia aggravando una depressione dell'umore che riducendo l'autocontrollo. Circa il 30% dei soggetti che tentano il suicidio ha assunto alcol prima del tentativo e circa la metà di questi si trova in stato di intossicazione al momento in cui lo compie. Dal momento che l'alcolismo, soprattutto quello compulsivo, nei periodi di astinenza spesso genera profondi sensi di rimorso, gli alcolisti sono predisposti al suicidio anche da sobri. In uno studio, il 10% dei pazienti alcolisti ha commesso suicidio. Dei programmi di trattamento per alcolisti che includessero misure tese a prevenire i suicidi, probabilmente ridurrebbero il tasso di suicidio.

Alcuni pazienti con schizofrenia commettono il suicidio. Nella schizofrenia cronica, il suicidio può derivare dagli episodi di depressione cui questi pazienti sono predisposti. Il metodo usato è di solito bizzarro e spesso violento. Il tentativo di suicidio é raro, sebbene possa essere il primo segno evidente di disturbo psichico, presentandosi nelle fasi precoci della malattia, probabilmente quando il paziente comincia ad avere coscienza della disorganizzazione dei propri processi volitivi e di pensiero.

Gli individui con disturbi della personalità sono predisposti ai tentativi di suicidio, soprattutto quelli immaturi da un punto di vista emotivo, con disturbo di personalità borderline o antisociale, che tollerano poco le frustrazioni e reagiscono allo stress impulsivamente con aggressività e violenza. Alcuni hanno un'anamnesi di eccessiva assunzione di alcol, di abuso di sostanze oppure di comportamento criminale. L'incapacità di creare relazioni mature e durature può portare alla riduzione delle opportunità sociali, a solitudine e a depressione, che probabilmente spiegano il gran numero di tentativi di suicidio tra le persone separate o divorziate. In tali persone, i fattori scatenanti sono gli stress causati inevitabilmente dalla rottura delle relazioni, anche se disturbate, e dalla fatica di stabilire amicizie e stili di vita nuovi.

In alcuni tentativi di suicidio, ha un ruolo importante il meccanismo della roulette russa. Il soggetto decide che sia la sorte a determinare l'esito. Alcuni soggetti instabili traggono eccitamento da quest'ultimo aspetto delle attività rischiose che sfidano la morte, come la guida imprudente e gli sport pericolosi.

Nel comportamento suicida è spesso evidente l'aggressività verso gli altri (particolarmente nell'omicidio-suicidio e nell'alta incidenza di suicidio tra i detenuti per crimini violenti).

Se si considera l'impatto doloroso, il suicidio appare come un atto diretto verso altre persone significative.

I disturbi cerebrali organici, come il delirium (p. es., dovuto a sostanze, infezioni o insufficienza cardiaca) o la demenza, possono essere accompagnati da labilità emotiva. Nel corso di una profonda ma transitoria variazione depressiva dell'umore, possono verificarsi gravi atti violenti di tipo autolesivo. Poiché in tali circostanze la consapevolezza è di solito compromessa, il paziente può avere solo un vago ricordo dell'evento. I pazienti con epilessia, specialmente del lobo temporale, spesso hanno episodi depressivi brevi ma gravi. La prescrizione di farmaci adatti alla loro condizione li espone a un rischio di comportamento suicida superiore alla norma.

In ogni caso, lo sfogo verbale, aiuta più di uno sfogo mortale!
 
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